Ho iniziato a ragionare su questo progetto alcuni mesi fa, con l’intenzione di creare qualcosa che, mediante la sue stessa grandezza, sensibilizzasse a questo importante tema contemporaneo a cui troppo spesso si rimane indifferenti. Così quest’opera, ripercorrendo la via già segnata dalla celeberrima Guernica di Picasso, vuole raccontare l’ormai tristemente nota situazione che l’Afghanistan vive ormai da decenni, e che in questi ultimi tempi rischia d’acuirsi ancor di più.
Leggendo la composizione da destra, la prima cosa che si nota è il grande volto che contempla il resto dell’opera, simbolo del mondo che guarda con indifferenza alla situazione del popolo afghano. Dopo il volto un sentiero rosso, come il rosso che nella bandiera del paese rappresenta il sangue versato dagli eroi per la patria, conduce al sole, che simboleggia la pace. Alla sinistra del sentiero una moschea, ai cui lati si stagliano due minareti. Sopra l’edificio la sagoma d’un cavallo bianco rappresenta uno spirito guida che accompagna il popolo alla pace. Nel cielo si nota poi un aquilone colorato, simbolo dell’Afghanistan e della libertà: un rimando ad “il Cacciatore di Aquiloni “, celebre romanzo dello scrittore afghano Khaled Hosseini. Sotto di esso, immersa nella sagoma d’un altro edificio, un volto feminile coperto dal velo guarda con desiderio ad un banco che simboleggia il diritto all’istruzione
Non c’è stato un istante in cui l’idea mi sia balenata in mente così come la si vede ora, completa: è piuttosto frutto d’una lunga riflessione di un ragazzo diciassettenne alla ricerca di uno scopo. Ho iniziato a pensare l’opera in una notte di metà agosto, sdraiato sul pavimento del mio studio, fissando le pareti ove ormai il bianco del muro ha lasciato spazio ai colori delle mie tele. Già da settimane ormai i giornali parlavano dell’imminente avanzata talebana verso Kabul, degli attacchi, degli attentati, degli assassinii. Ho così deciso di dedicare, per quanto mi è stato possibile, la mia opera alla causa afghana. Immerso per ore nelle riflessioni, quella notte mi sono ripromesso che, qualsiasi cosa avessi fatto di quei pochi spunti che avevo trovato, l’avrei portata a termine. Nelle due settimane successive, passate lontane da Parma, ho continuato a raccogliere nuove idee, evolvendo e migliorando le precedenti. Avevo preso in considerazione graffiti, tele e sculture, ma nel momento in cui ho sviluppato un progetto me lo sono subito immaginato cucito su un arazzo. Così la cosa ha preso forma.
Tornato dalle vacanze ho immediatatamente acquistato tutto il necessario, compresa una macchina da cucire; fino a poche settimane prima, non avrei mai immaginato di farlo. Mi sono subito messo all’opera. E così, dopo ore di cuciture e di ritagli, dopo mattinate e pomeriggi passati concentrato unicamente su quest’opera, l’ho terminata. D’accordo con il preside Pier Paolo Eramo, che ringrazio molto, abbiamo contattato il Comune di Parma. L’assessore Guerra, il suo staff e i dirigenti, in particolare Cristina Calidoni, Flora Raffa, Marco Pegazzano e Francesca Spagnolo, hanno dimostrato grande interesse e disponibilità nei confronti della mia opera; per questo li ringrazio di cuore. E’ per merito loro che il il 16 e il 17 Ottobre, durante le giornate Fai, sarà possibile ammirare l’arazzo sul palazzo della provincia in piazzale della Pace.
Forse, nonostante tutto, un po’ stupito lo sono stato anch’io. Devo ammettere che fin da subito questo lavoro mi ha insegnato a guardare le cose da una prospettiva diversa. Ho capito che è sbagliato relegarsi a qualcosa, pensare di non riuscire a fare nient’altro. Non bisogna pensare di non poter fare qualcosa solo perchè sembra impossibile: guardandolo da un’altra prospettiva si capisce che non lo è affatto. Molti, soprattutto nei primi momenti, hanno visto questo progetto come qualcosa di utopico, che non sarei stato in grado di realizzare. Qualcuno, bonariamente, mi prendeva anche un po’ in giro. Adesso so che ho avuto ragione a proseguire per la mia strada. Nonostante ciò, sono stati tanti gli amici e i parenti che mi mi hanno aiutato; tengo moltissimo a ringraziarli tutti, per cui li citerò qui: Mariasole Zanzucchi per l’infinito aiuto e le giornate passate a cucire insieme, i miei genitori,  mio fratello Alessandro, mia nonna Francesca,mio nonno Attilio, mia nonna Gabriella, mio nonno Francesco, mio zio Riccardo, gli amici Elisa Ferrari, Giulia Truglia, Vittoria Mora, Samuele Cipriani, Thomas Comelli, Pietro Maselli, Giulio Desensi, i Professori, in particolare i prof. Tonelli, Padroni e Reverberi e tutti coloro i quali, anche in minima parte, mi hanno aiutato e supportato nel realizzare questo progetto. Vi sono grato.

SERIGRAFIE

E’ possibile ordinare una serigrafia dell’arazzo “Una Guernica per l’Afghanistan” in tiratura limitata a cento esemplari. L’immagine è ottenuta tramite stampa serigrafica a quattro colori su  fogli opachi A2 (59,4 x 42 cm). Ogni serigrafia è firmata, numerata e autenticata dall’artista.
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